Prima o dopo doveva succedere. A fine marzo la foto di Papa Francesco con un piumino oversize si era fatta spazio sui social. Il Pontefice era ritratto mentre camminava coperto da un capo che sembrava una collaborazione tra Moncler e Balenciaga, non esattamente lo stile a cui ci ha abituato negli ultimi dieci anni. Al netto di qualche svarione, la foto si era rivelata molto in fretta per quello che era realmente: un ottimo prodotto di Midjourney, l’intelligenza artificiale generativa nata per la creazione delle immagini.
Quella del Papa con il piumino era un immagine realistica, per la prima volta sovrapponibile con la realtà. In molti hanno provato a replicare il risultato, anche solo per sperimentare tutte le potenzialità dell’intelligenza artificiale. L’11 aprile Claudio Riccio ha pubblicato su Twitter le foto del funerale di Silvio Berlusconi immaginate dall’intelligenza artificiale. Allora l’ex Presidente del Consiglio aveva iniziato un lungo ricovero al S. Raffaele. Le foto erano circolate nella bolla di chi aveva cominciato ad appassionarsi all’intelligenza artificiale. Ora sono esplose.
1. Come sono state create le immagini
Una premessa. Ormai il metodo con cui si sviluppano foto con l’intelligenza artificiale è noto. Non basta dare al software delle indicazioni generiche. Bisogna specificare i dettagli, i soggetti ripresi, le impostazioni della macchina fotografica, fino alla marca degli obiettivi utilizzati. Alcune delle immagini create da Riccio poi non sembrano frutto solo dell’intelligenza artificiale.
Questi software infatti riescono a riprodurre perfettamente i volti di celebrity come Elon Musk o Donald Trump. Nelle sue foto ci sono Bruno Vespa e storiche pasionarie di Berlusconi. Probabile un intervento in post produzione con Photoshop. Ad impressionare ci sono le foto delle masse. Enormi, composte nel dolore, una folla che riempie Piazza del Duomo come quella che nel 1984 aveva riempito Piazza S. Giovanni per i funerali di Enrico Berlinguer.
2. Perché sono diventate virali
È un piccolo esperimento che potete ancora fare. Se cercate “Funerale Berlusconi” su Google e vi spostate su Immagini, il terzo risultato sarà una foto creata dall’intelligenza artificiale. E la stessa foto la troverete più sotto. Nessuna indicazione. Le foto sono mischiate con quelle scattate effettivamente il 14 giugno in Piazza del Duomo a Milano. Forse con una nota in più. Le foto scattate dall’intelligenza artificiale sono più suggestive di quelle vere, più dense di persone, più solenni. E così sono diventate materiale da meme e anche copertine di newsletter.
Ma perché delle immagini false sono indicizzate così bene su Google? La risposta è abbastanza semplice: sono state pubblicate da giornali che lavorano ogni giorno sull’indicizzazione dei loro articoli. Certo. Tutti nel titolo e nel testo specificavano che si trattava di immagini create con l’intelligenza artificiale, ma non nelle immagini. Nessun logo, nessun alert, nessun filtro. Un articolo pubblicato su un sito è fatto di diversi elementi. E lo sappiamo. Ognuno di loro può essere ripreso e ripubblicato.
3. Cosa fare quando si pubblicano foto create dall’IA?
Da quando i software di intelligenza artificiale generativa sono stati aperti al grande pubblico, si sta cercando di capire come rendere riconoscibili i prodotti dell’intelligenza artificiale. Che sia con una filigrana, riconoscibile da software specifici, o con un archivio consultabile da chiunque. Per adesso non è stato presentato ancora niente di utile. Ma un primo passo possono farlo proprio i giornali. In fondo basta un logo per far capire ai lettori se la foto che hanno davanti è vera o è stata creata da un software.
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